Sintesi: I bambini, prima ancora di essere il futuro, sono il presente
Abstract: L’articolo propone considerazioni sulla realtà autentica dei bambini invitando gli adulti a cambiare il loro sguardo, a volte distratto o proprio assente
Dinanzi a un bambino nei primi mesi di vita si sorride, si ammira e ci si sorprende per qualsiasi cosa faccia. Perché, poi, si perde quest’atteggiamento di meraviglia e di gratitudine nei confronti della vita?
Secondo la filosofa Isabella Guanzini non tanto la bellezza salverà il mondo quanto la tenerezza, “la rivoluzione del potere gentile” salverà questa “società della stanchezza”. “Tenerezza” viene dal latino tenerum, che significa “di poca durezza, che acconsente al tatto”, dunque “sensibile”: tenerezza come quella che hanno e suscitano, per natura, i bambini. Qualcuno parla di diritto alla tenerezza, in particolare di diritto del bambino alla tenerezza. “Ogni bambino ci dice a modo suo la bellezza e le ferite della vita e ci richiama altresì alla nostra responsabilità. La sua nascita rappresenta un’esperienza nuova per l’umanità che gli deve ciò che ha di meglio” (dalla Charte du Bureau International Catholique de l’Enfance, Paris 2007).
“La vera misura dello sviluppo di un paese è l’efficacia con cui provvede ai propri bambini: alla loro salute e incolumità, alla loro sicurezza materiale, alla loro istruzione e socializzazione, al loro senso di essere amati, stimati e integrati nelle famiglie e nelle società in cui sono nati” (da un report dell’UNICEF del 2007). I bambini hanno diritto alla vita, né di più né di meno: la vita contiene tutto quello di cui hanno bisogno.
Un noto proverbio africano dice: “Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata”. “Gli Stati parti si impegnano a rispettare ed a garantire il rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario applicabili nei casi di conflitto armato e la cui tutela si estenda ai fanciulli. Gli Stati parti devono adottare ogni possibile misura per garantire che nessuna persona in età inferiore ai 15 anni prenda direttamente parte alle ostilità” (art. 38 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). Anche se parlare di diritto internazionale umanitario in materia di diritti dei bambini è un controsenso. Sarebbe meglio che non ci fosse alcun conflitto, in particolare quelli familiari, i più deleteri per i bambini, ancor di più dei conflitti armati, i quali fanno notizia e attirano l’attenzione dell’opinione pubblica, anche se in maniera superficiale, mentre quelli familiari si consumano, il più delle volte, nel silenzio e nella solitudine.
“I bambini di Napoli non erano innocenti, ma colpevoli tutti di nascita e di luogo. Ho conosciuto in Bosnia una ferocia simile, i cecchini miravano ai bambini per segno di bravura su bersagli difficili. Eppure li ho visti giocare sulle macerie dei bombardamenti: giocare alla guerra, giocare alla fame, giocare alla morte” (da “Infanzia” di Erri De Luca). I bambini di oggi non rischiano solo le bombe, ma anche le scelte sempre più egoistiche dei genitori che sono deleterie quanto le bombe. I veri super-eroi sono i bambini che continuano ad avere fiducia nella vita e a lottare per lei (come quando danno i calci nella pancia della mamma).
Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro richiama: “Se non vogliamo accettare passivamente che i bambini perdano la vita per mano dei violenti ma non siamo capaci di scendere a fianco delle famiglie e delle comunità colpite, le nostre convinzioni non valgono nulla, e la violenza avrà ottenuto il risultato voluto: terrorizzarci e isolarci gli uni dagli altri”. Non si facciano “scomparire” (in ogni senso) i bambini e la loro infanzia: i bambini, prima ancora di essere il futuro, sono il presente, la base della vita. E non si parli dei bambini con sigle o etichette (come, per esempio, si fa scuola dove si parla di DSA, BES, DVA, …) perché anche questo deturpa la loro infanzia, l’unicità dell’infanzia come l’unicità della vita.
Pablo Neruda scriveva: “Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera”. Potranno ferire o far perire molti bambini ma non cancelleranno l’infanzia, “primavera, prato e primizia della vita”. I bambini sono fiori, frutti e, al tempo stesso, impollinatori della vita.
Un bambino: “Io metto la mia mano sulla tua: quando tu muovi la tua mano si muove anche la mia e così io ti do una mano”! La migliore spiegazione di quello che dovrebbe essere il mantenimento in famiglia. Le spiegazioni dei bambini sono le migliori perché dettate solo dalle emozioni. L’infanzia non finisce quando diventa bagaglio cui attingere per rivestirsi ogni giorno di nuove e belle cose, perché l’infanzia è spontaneità e autenticità.
Ada Fonzi, esperta di psicologia dello sviluppo, spiega: “Molto spesso l’empatia e la socialità, qualità innate nei bambini, scompaiono con l’avanzare dell’età, sconfitte dall’indifferenza o dal pregiudizio. Dovremmo impegnarci tutti affinché i bambini, «morali per natura», non diventino «amorali per cultura»”. I figli vanno educati, né adulati né adulterati. I figli devono essere totalizzanti (come accudimento nei primi anni di vita e come responsabilità per tutta la vita) ma non divenire totalitari.
Il sociologo Franco Cassano affermava: “Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada”. Per assaporare della vita la bellezza e la dolcezza ci vuole lentezza. L’infanzia è la lentezza della vita e se ne abbia più rispetto!
“Se fai una cosa per me ma la fai senza di me, la fai contro di me” (Gandhi): è quello che fanno alcuni adulti che impediscono ai bambini di essere tali in base all’età e di crescere. Come in un film in cui un bambino di “48 mesi” (per non dire che ha già quattro anni) è ancora allattato al seno materno. La madre, per giustificarsi, dice: “A lui piace così tanto e io non sono capace di dire di no”. La realtà sta superando la fantasia filmica.
Bisogna mostrare ai bambini la realtà portandola al loro livello (e non il contrario) ma senza edulcorarla troppo, altrimenti si rischia di farli diventare “futuri diabetici”. Si parla tanto di resilienza ma i primi a non essere resilienti sono gli adulti. Si dice sempre che i bambini sono cambiati, sono rovinati dagli adulti (quindi si potrebbe parlare di “inquinamento dell’infanzia”) e così via. Ebbene non sono cambiati: basta dare loro tempo e anche materiale povero e sono uguali in ogni latitudine e in ogni longitudine. Ci sono bambini viziati e bambini picchiati; bambini idolatrati e bambini ignorati; bambini ingozzati e bambini affamati... E tutto questo è solo opera degli adulti.
In realtà i bambini hanno in sé talenti, attitudini, potenzialità, risorse (come ribadito in vari atti normativi e non, dall’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia alla Charte du BICE del 2007), che però sono deturpate, offuscate dagli adulti e poi si sostiene da ogni parte che, nelle nuove generazioni, devono essere stimolate e sviluppate le life skills tanto che nel giugno 2020 l’Unione Europea ha pubblicato un documento per dare un indirizzo all’educazione, il LifeComp Framework definendo le competenze “che possono aiutare le persone a diventare più resilienti e a gestire le sfide e i cambiamenti nella loro vita personale e professionale in un mondo in continua evoluzione”. Già Maria Montessori, che considerava il bambino “embrione spirituale” e “costruttore dell’umanità”, nei primi decenni del secolo scorso affermava: “Un’educazione capace di salvare l’umanità richiede non poco: essa include lo sviluppo spirituale dell’uomo, la sua valorizzazione, e la preparazione del giovane a comprendere i suoi tempi. Il segreto sta qui: nella possibilità per l’uomo di divenire il dominatore dell’ambiente meccanico da cui oggi è oppresso. Il produttore deve dominare la produzione” (in “Educazione e pace”).
Anche lo scrittore russo Boris Pasternak, nella prima metà del ‘900, sosteneva: “Perdere la fanciullezza è perdere tutto. È dubitare. È vedere le cose attraverso la nebbia fuorviante dei pregiudizi e dello scetticismo”. Perdere la fanciullezza è perdere l’ebbrezza, la purezza, la carezza. È perdere il sé e pendere nel né: è perdere il meglio e perdersi nel meno.
“Fantasia”, secondo alcuni etimologi deriva dal greco “phanos”, “luce”: quella luce dell’anima e nell’anima che hanno i bambini e coloro che si fanno pervadere dallo stesso alone di vita. Il pedagogista Raniero Regni definisce i bambini “una sorta di epifania” (in un webinar del 16-10-2024).
Il più grande segreto della persona felice: vivere e sorridere alla vita, comunque, ovunque e con chiunque. Il vero segreto della persona felice è la vita stessa: come i bambini, come con i bambini. Il sorriso di un bambino ricorda che si può sorridere ancora, si deve sorridere sempre, ovunque e comunque.
L’infanzia: l’infinito delle possibilità della vita, un traguardo che non appartiene al passato, ma cui non si finisce mai di arrivare. Come il verbo amare che non si dovrebbe coniugare al passato, soprattutto per il bene dei bambini. Superare il finito dell’età adulta per tornare all’infinito dell’infanzia!
I bambini, più che dire la verità, sentono la verità. I bambini sanno semplicemente essere e di essere: ciò che conta di più nella vita, la vita stessa!