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Matera, di passo in passo, di Sasso in Sasso

Il poeta statunitense Jack Kerouac, in uno dei suoi haiku composti tra il 1956 e il 1966, scriveva: “Un fiore /sull’orlo di un dirupo / ammicca al canyon”. A distanza nel tempo e nello spazio questi versi sembrano scritti per Matera, “fiore di pietra”, che si affaccia sul canyon del torrente Gravina, tra fiori di capperi, di rosmarino, orchidee spontanee e altre centinaia di specie floreali.

“Paesaggio”, da “paese”, quella porzione di territorio che si coglie con lo sguardo e per Matera si è usata per la prima volta nel 1993 dall’UNESCO la locuzione “paesaggio culturale”. Perché Matera è paesaggio, culturale, relazionale, emozionale... ma per coglierlo ci vogliono uno sguardo speciale e non superficiale, silenzio, sensibilità. Come per tutta la terra lucana e la gente lucana! Altrimenti non scatta la magia!

Oggi si ricorre addirittura all’intervento chirurgico per cambiare il colore degli occhi, mentre si è miopi o ciechi nel non scorgere tutte le sfumature del bello che ci circonda. Come la meraviglia della luce e delle ombre che cambiano di ora in ora, e a seconda delle condizioni meteorologiche, nei Sassi e che fanno variare il colore della calcarenite. Ogni volta, passeggiando nei Sassi, è la foto che mi chiama e non io che mi fermo a cercare lo scatto.

Matera, città delle cose semplici e belle, dell’amicizia, della fotografia, dell’in-canto, città di cui innamorarsi, in cui innamorarsi: ogni passeggiata o discesa nei Sassi di Matera è una scoperta o analisi non solo archeologica ma soprattutto antropologica. Sembra di rinnovare le emozioni provate, all’arrivo nella città di allora, dalla sorella di Carlo Levi, Luisa, che si aspettava una “città pittoresca” come aveva letto in una guida. I Sassi sono un vero spaccato di storia e umanità, di storia dell’umanità, immagine anche della maternità. Matera è sempre madre, ancor di più per la festa patronale o per altri eventi perché accoglie tutti e prepara il meglio.

Maggio a Matera. Manto di nuvolette che sembrano nocche di mani o “margheritone regine di maggio” in un campo onirico. Materia vivente. Madonna cui è dedicata la cattedrale e che è invocata da chi crede. Magia che si ripete senza alcun trucco. Mare di emozioni lungo onde di ricordi...

Calda serata estiva, chiesa di San Giovanni Battista, una delle più piccole, antiche e particolari chiese della città. Ai piedi del suggestivo Crocifisso ligneo un sublime concerto di archi (con un nuovo contrabbasso costruito dal giovane liutaio presente nel pubblico) e fiati di musiche da Schubert in poi. Le vetuste pietre, che hanno sentito musiche e cori di secolo in secolo, vibrano di rinnovate emozioni all’unisono con i cuori. Matera, città spirituale, musicale, viscerale... sempre Matera!

Sasso Barisano, fine luglio. Concerto sotto il cielo sempre più vellutato del crepuscolo, su un terrazzino che, come in molti casi, è il tetto di una delle vecchie abitazioni sottostanti e sovrapposte tra loro. Gruppo di musicisti di varia formazione e proveniente dalla barocca Lecce, originale e ammaliante rivisitazione delle musiche dei film di Fellini e di brani per bande musicali, malinconica atmosfera mediterranea e orientaleggiante. La forma cava dei Sassi fa da cassa acustica tutt’intorno. Dietro i musicisti, negli anfratti e nei vicoli, si susseguono scene di ogni sorta, tra cui un gruppo di danzatori che prepara una coreografia per chissà quale spettacolo. Qualche rondine vola bassa per far ritorno al suo nido. Matera, “magia senza alcun trucco”, sottofondo da naturale colonna sonora di spontanei set cinematografici in cui non si recita ma si prova forte l’emozione del momento.

“Essere. Respirare. Qui. Adesso. Tutto questo non è grazia?” (il regista Martin Scorsese). Arrivare a fine giornata è grazia, ancor di più dinanzi al panorama di una città storica come Matera, che ha superato ogni disgrazia e dona a chi l’ammira uno stato di grazia, soprattutto al tramonto, quando diventa spettacolare ed emozionante come una Traviata a cielo aperto e fa sempre trasalire di nuove emozioni. Matera e tramonto, patrimonio dell’umanità: i Sassi, dal tramonto in poi, sono un incantevole matrimonio tra il cielo e la terra, ancor di più sotto una coltre di nuvole sfuggevoli e sbuffanti.

Matera, bella signora dall’aurora sino all’ultima ora, quando il cielo si manifesta ancor di più visceralmente e etimologicamente “convesso”, una volta celeste, una splendida cornice che spicca in contrasto con tutte le sfumature del grigio della roccia dei concavi Sassi. La notte è stata inventata per sospendere e sospendersi, sorprendere e sorprendersi, sospirare e sospirarsi, sognare e sognarsi, sollevare e sollevarsi... Come dinanzi alla vista del calar del siderale velluto blu sulla bellezza matura di Matera!

I Sassi di notte: nel letto della terra, sotto il lenzuolo del cielo. Camminare in silenzio, nel buio ovattato, in solitudine, tra strettoie e vicoli ciechi, su pietre lastricate, come i gatti che schizzano da una parte all’altra... Un’esperienza spirituale, “animica”, onirica... La parola “atmosfera” contiene Matera, perché Matera è un’atmosfera.

Frescolina serata invernale. Palazzo Viceconte, uno dei più belli e ricchi di storia, leggende, stanze e sotterranei, su nella Civita. Concerto di musiche di Mozart nella sala affrescata di trompe l’oeil. Gli anziani coniugi, proprietari del palazzo, in prima fila, con le spalle accostate e molto teneri nell’espressione. Pubblico di persone mature, ma anche qualche giovane figlio con i genitori, come variegata nell’età è anche la composizione dell’orchestra. Ogni musicista ha il suo rapporto d’amore con il proprio strumento. Su tutti il pianista solista che suona anche ad occhi chiusi e senza spartito, tutto preso dalle vibrazioni, e rivolge lo sguardo e il sorriso al direttore quando finisce la sua parte... La musica, donna, una delle più belle e coinvolgenti esperienze immersive!

Natale, per quanto reso consumistico, è sempre un’aura nuova, unica, magica, densa di malinconia, nostalgia, poesia, che ti riporta all’infanzia, alle origini, a coloro che se ne sono andati prima, troppo presto. È ancora più speciale in una città presepiale, materna, ieratica come Matera, soprattutto di sera.

Natura morta o natura in posa o vita silente (come la si chiama in tedesco e in inglese): quanto cambia in base al modo di denominare, di guardare, di pensare le cose. Come nella vita di tutti i giorni! Vita silente, come quella nei Sassi di Matera quando non ci sono turisti e in tutta la Basilicata in via di spopolamento.

“Danzare con il tempo è accettarne la fugacità e capire che siamo parte di una corrente di nomi che non è iniziata né terminerà con noi. Non smettere di danzare: con gli altri, con te stessa, con te stesso, con il mondo. E con Dio” (lo spagnolo José María Rodríguez Olaizola in “Danzare con il tempo”). Non siamo esseri finiti ma particelle infinitesimali dell’infinito fluttuare del tempo: come Matera, città del tempo e nel tempo!

“Paesaggio” di Baudelaire:

“Io voglio, per comporre castamente le mie egloghe,

coricarmi vicino al cielo, come un astrologo,

e, ascoltare sognando, vicino ai campanili,

i loro inni solenni portati nel vento.

Le due mani sotto il mento, là in alto dalla mia mansarda,

vedrò il cantiere dove si chiacchiera e si canta;

e vedrò camini e campanili, gli alberi maestri della città,

e i grandi cieli che promettono sogni di eternità.

È dolce, fra la nebbia, vedere nascere

la stella nell’azzurro, una lampada alla finestra,

i fiumi di carbone salire al firmamento

e la luna spargere il suo pallido incanto.

Primavera, estate, autunno io vedrò

e quando arriveranno le nevi del monotono inverno

chiuderò con cura tutte le porte e le finestre

per costruirmi nel buio fiabeschi palazzi.

Allora potrò sognare orizzonti bluastri,

e giardini, e zampilli d’acqua sgorganti negli alabastri,

e baci, e uccelli che cantano sera e mattina,

e tutto quello che nell’Idillio c’è di più infantile.

La Rivolta, che invano si scatena alla finestra,

non mi farà levare la fronte dal leggìo;

perché resterò immerso nel piacere

di evocare la Primavera con la mia volontà,

di far sorgere un sole dal mio cuore, e di creare

con i miei pensieri ardenti una tiepida atmosfera”.

Così appare Matera, nel contrasto tra antico e moderno, soprattutto se vista da via Duomo o piazza Duomo, e ancor di più dall’alto della Torre di Iuso, che ti dona una vista migliore di qualsiasi moderno drone.

Matera non è semplicemente una città: era un’isola in mezzo al mare preistorico e continua ad essere un’isola in mezzo a un mare di emozioni fluttuanti.