Abstract: Il contributo ispeziona dall’interno la genesi delle unioni matrimoniali cercando di evidenziare le più diffuse ragioni del loro fallimento o della loro riuscita
L’ingegno umano nel procurare e procurarsi sofferenze nel matrimonio: sposarsi tra sconosciuti o, poi, diventare sconosciuti sino a odiarsi e farsi guerra più dei peggiori nemici.
Si è passati dai matrimoni combinati dalle famiglie ai matrimoni scombinanti le famiglie. Il matrimonio non è solo un fatto personale; basti pensare ai costi di ogni tipo, da quelli per i preparativi a quelli relazionali cagionati da matrimoni sbagliati (per esempio uomini che vedono di nascosto o non incontrano più le rispettive madri, perché avversate o detestate dalle mogli) a quelli sociali di separazioni e divorzi. Il matrimonio è un progetto alla base della propria vita con riverberi in quelli altrui (figli, parenti, affini e altri). Molti, però, lo affrontano senza impegno anche a causa del pessimo esempio degli adulti della generazione precedente che hanno contratto e vissuto matrimoni senza amore, senza accordo, senza dialogo.
Il bioeticista Paolo Marino Cattorini precisa: “Sposarsi non è fare un contratto di mutuo soccorso, ma consentire a un desiderio, giocarsi in un salto, narrare da capo, assieme la storia di una passione mai banale, mai del tutto privata, fatta di escursioni avventurose, ritiri solitari, dolori rimossi, amori sopiti, impreviste speranze. L’autunno degli affetti custodisce i colori del fuoco solare, la brezza timida dell’amicizia, la fecondità nascosta della neve”. Sposarsi non è stabilire un accordo ma una concordia, come l’indirizzo concordato della vita familiare di cui si parla nell’art. 144 cod. civ.. Il matrimonio è comunione spirituale e materiale tra i coniugi, comunione di cui, però, si parla solo in negativo nell’art. 1 legge 1° dicembre 1970 n. 898, cosiddetta legge sul divorzio. Matrimonio e figli non sono sogni della propria vita da inseguire e dileguare alle prime difficoltà come una capanna al vento, ma progetti di vita da costruire superando le difficoltà come nell’innalzamento di un palazzo.
“L’amore vero è il cammino in due verso la luce di un ideale comune” (cit.). Il futuro di una coppia è un muro da “cominciare” (“iniziare con, insieme”) e da “costruire” (“ammassare con, insieme”): insieme. Contrarre matrimonio non è cristallizzare la coppia, ma impegnarsi per consolidare la coppia (e non concepire un figlio per consolidare la coppia o cominciare una vita insieme solo perché si è concepito un figlio).
“L’amore è un laccio, un laccio che può strozzare” (lo scrittore Domenico Starnone). L’amore è appartenersi, non possedersi o appropriarsi della vita altrui. Nel rito del matrimonio concordatario non si dice più “Prendo te”, ma “Accolgo te”.
“La tristezza che gli si legge in faccia mentre mette giù […] fa pensare a una pena di cuore che l’abbia spinto a levarsi da un accaldato banchetto e a prendere aria nel bosco. O addirittura a disertare la festa delle proprie nozze, a farsi uccel di bosco il giorno stesso del proprio matrimonio” (Italo Calvino in “Il castello dei destini incrociati”, 1973). Quanti matrimoni cominciano già con premesse o promesse sbagliate. Sposarsi non deve essere né un atto dovuto né temuto: convolare a nozze deve essere “con-volere” le nozze. Non ci si sposa perché si sta insieme da tempo o perché uno dei due (o qualcun altro) se lo aspetta. Ci si deve sposare in piena conoscenza e coscienza, a cominciare su come si intende l’amore. Il matrimonio non è un traguardo (cui giungere per forza e purché si arrivi) ma un orizzonte verso cui guardare e andare insieme di giorno in giorno. Anche così si contribuisce alla vera educazione sentimentale e sessuale dei figli e delle nuove generazioni.
“Se c’è un errore che molte coppie fanno è quello di pensare che l’amore sia soprattutto spontaneità, mentre invece, come ogni esperienza umana, anche l’amore va vissuto con l’intelligenza, la volontà e la responsabilità. Ad amare si impara” (il teologo Giampaolo Dianin in “Matrimonio, sessualità, fecondità”, 2006). L’amore coniugale non è un mero sentimento (che ora si sente e, poi, si può scoprire che non si sente più) o uno stadio ma un progetto, qualcosa che si fa (come nell’espressione “fare l’amore”). Il codice civile fornisce le direttive giuridiche negli artt. 143, 144 e 147 cod. civ..
“Comprendere: ‘cum prendere’, cioè prendere qualcosa e diventare uniti con essa. Se ci limitiamo a esaminare una persona dall’esterno senza diventare una con lei, senza metterci nei suoi panni, entrare nella sua pelle, non arriveremo mai a comprenderla” (il vietnamita Thich Nhat Hanh). Così il consenso necessario per il matrimonio, così il coniugio successivo alla contrazione del matrimonio, così la comprensione di cui circondare i figli.
“Quando accadono cose importanti, anche cose che fanno soffrire, non è sfortuna: è la tua vita e devi solo trovare il modo per continuare, al meglio. E per quanto riguarda la solitudine non lasciarti spaventare dalla parola” (lo scrittore Fulvio Ervas). È questo l’atteggiamento che deve spingere ogni scelta importante della vita, dal matrimonio a separazione/divorzio, con la consapevolezza che non ci si sposa (o non ci si unisce a un’altra persona) solo per timore della propria solitudine né si continua a starci insieme per timore di affrontare una nuova sofferenza.
“Il vero segreto di un matrimonio felice è sapere di vivere con un rospo che non diventerà mai principe” (cit.). Il primo segreto di ogni relazione (da quella amicale a quella matrimoniale) è la reciproca accettazione senza alcuna simulazione. Non si comincia una relazione sentimentale o ci si sposa per cambiare l’altro, ma è l’amore che lo fa vedere nel modo migliore. L’amore è un fatto e un atto, pertanto qualcosa che si fa e diviene. Quando questo non c’è mai stato o finisce non ci si riconosce più e si va in crisi.
“Una promessa è una promessa. Dare la propria parola è impegnare la propria dignità di persona umana” (lo scrittore Bruno Ferrero). Ogni giorno è fare e mantenere una promessa: è investire la propria dignità e rivestire l’altro di dignità. Così dovrebbe essere nella vita coniugale. Matrimonio:
andare verso l’altare e scambiarsi promesse dinanzi all’altare. “Altare”, dal verbo latino “alere”, “nutrire, mantenere, far crescere”: perché nel matrimonio ci si nutre e si cresce nel reciproco amore. Anche questo è il senso dell’art. 143 cod. civ., letto durante il matrimonio concordatario e civile, ma non ascoltato né coltivato.
“Si crede che un matrimonio salti per i grandi argomenti? No! Ci sono quelle quotidianità, quelle inezie, quelle piccole irritanti abitudini, che sgretolano la gradevolezza della vita, quelle manipolazioni femminili, quegli individualismi maschili, quelle cose dette male, quei ritardi ingiustificati, quell’epsilon di disagio, di scomodità che l’altro è. Sempre. Poi arrivano i grandi argomenti, quando non vengono più approcciati con stima reciproca, perché l’altro è pesante, è noioso, perché tornare a casa è entrare in una cosa spiacevole. Si tira la corda e ci si dà il diritto di fare le nevrasteniche o i superficiali, e non ci si rende conto di quanto lo si fa e quanto sia molesto” (don Fabio Rosini). In una coppia una certa differenza d’età, una differenza di provenienza, di bagaglio culturale ed esperienziale inizialmente può essere elemento di attrazione e di scambio, ma col passar del tempo può comportare che solo uno si avvicini all’altro, che si adegui all’altro, che s’abbassi all’altro che continua a rimanere fermo al suo livello o nel suo limite senza crescere insieme e senza cambiare insieme. E così le differenze diventano diversità e ci si annienta, ci si arena, ci si allontana e si finisce col dire che era così sin dall’inizio e che qualcuno l’aveva pure detto o previsto.
Matrimonio: preparativi, festa di addio al celibato e al nubilato, inviti, vestiti, “wedding planner” (organizzatore di matrimoni), bomboniere, confetti, tulle… E, poi, cammin facendo basta un brutto momento per vanificare ogni altro bel momento. E anche quelli presenti a fare gli auguri, il più delle volte, si dileguano nei momenti duri e non danno una mano a superare i momenti scuri. Il matrimonio non è un sogno infantile da realizzare, ma una realtà da adulti in età e in amore. Non è una passeggiata, ma una scalata in cordata, per cui se cade l’uno cade anche l’altro. Edoardo e Chiara Vian, esperti di famiglie in difficoltà, sottolineano: “Troppo spesso tendiamo a dimenticare che il compagno o la compagna della nostra vita non sono chiamati a renderci felici”. Nella coppia non c’è chi dà e chi riceve, ma la peculiarità è la reciprocità (art. 143 cod. civ.), come nell’abbraccio in cui non si distingue chi ha aperto per primo le braccia e chi mantiene di più l’altro.
Un esempio di vita per la coppia e per la famiglia: il (la) pulcinella di mare. Uccello piccolo e buffo, con un becco singolare, piumaggio colorato intorno agli occhi, capacità di nuotare e di fare voli oceanici, capacità di adattamento ambientale, inchino iniziale e coccole durante il corteggiamento, monogamia, compiti condivisi nella coppia, piccoli resi prontamente autonomi, rispetto per i vicini e tanto altro.
Ci vorrebbero tanti “pulcinella di mare” nelle famiglie di oggi.