Abstract: Fondamenti normativi e non di un diritto di libertà non scritto dagli adulti ma iscritto nella natura stessa dei bambini e spesso trascurato o addirittura negato
(Relazione presentata il 10-11-2022, in occasione della giornata di studi sull’immaginazione dei bambini, organizzata dal Centro studi Piero Gobetti con il patrocinio del Dipartimento di filosofia e scienze dell’educazione dell’Università degli Studi di Torino)
1. Prodromi del diritto all’immaginazione
“Evocazione e combinazione di immagini a fini per lo più artistici e dilettevoli, ma spesso anche inventivi. Il processo immaginativo può d’altra parte associarsi al pensiero logico, e aiutare lo sviluppo del ragionamento con apporti intuitivi. […]”. Così la psicologa Angiola Massucco Costa, negli anni ’60, definiva l’immaginazione rispecchiando le teorie e le ricerche psicologiche del tempo.
Nel 1973 Gianni Rodari pubblicava la “Grammatica della fantasia”– il suo unico volume teorico tanto da poter essere considerato il suo manifesto teorico – che sembra contenere una sorta di “statuto” dell’immaginazione dei bambini: “Io spero che il libretto possa essere ugualmente utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola. «Tutti gli usi della parola a tutti» mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo” (nel capitolo introduttivo “1. Antefatto”).
Rodari scriveva ancora: “[…] l’immaginazione non è una qualche facoltà separata della mente: è la mente stessa, nella sua interezza, la quale, applicata ad un’attività piuttosto che ad un’altra, si serve sempre degli stessi procedimenti. E la mente nasce nella lotta, non nella quiete. […] sant’Agostino descrive il lavoro dell’immaginazione che consiste, secondo lui, nel «disporre, moltiplicare, ridurre, estendere, ordinare, ricomporre in qualunque modo le immagini»...”.
All’immaginazione è dedicato l’ultimo capitolo del testo, il 44°, intitolato “Immaginazione, creatività, scuola” (titolo che pare essere un sillogismo o una trilogia), in cui Rodari denunciava: “Non c’è poi da meravigliarsi se l’“immaginazione”, nelle nostre scuole, sia ancora trattata da parente povera, a tutto vantaggio dell’“attenzione” e della “memoria”; se ascoltare pazientemente e ricordare scrupolosamente costituiscano tuttora le caratteristiche dello scolaro modello; che è poi il più comodo e malleabile”. Modello che taluni continuano a promuovere!
Esistono, però, indici normativi che consentano di parlare di un vero diritto dei bambini all’immaginazione? La risposta può essere affermativa perché, in vari atti normativi e non, si colgono elementi che supportano la configurazione del suddetto diritto.
2. Fondamenti del diritto all’immaginazione
Nel giugno 1967 un illuminato Comitato italiano per il gioco infantile (CIGI, fondato nel 1961 dal pedagogista Dino Perego, coadiuvato poi da altri “pedagogisti del gioco”, Amilcare Acerbi e Mauro Speraggi), riunitosi in Convegno nazionale a Roma, al termine dello stesso e considerata l’importanza e il valore dei grandi documenti internazionali, formulò degli orientamenti per l’adattamento alla realtà del nostro Paese dei principi in essi affermati, emanando la pionieristica Carta dei diritti del fanciullo al gioco e al lavoro. È significativo in questo documento il ripetuto riferimento allo “sviluppo” del bambino (artt. 1, 3 e 4) e la conclusione con la locuzione di “sviluppo, in senso moderno, della società italiana” (art. 8). Lo sviluppo è il contrario di inviluppo, è l’uscire da un inviluppo, e l’immaginazione è certo uscire dall’inviluppo della realtà circostante o attuale, è sviluppo del mondo e della mente dell’infanzia e conseguentemente “sviluppo, in senso moderno, della società italiana”. Altre espressioni significative usate nella Carta romana sono l’aggettivo “libero”, l’aggettivo “suo”, “autonomia del fanciullo” (art. 3), “non essere subordinato alle esigenze di vita dei genitori” (art. 3), “difesi dai pericoli del traffico e della vita intensa” (art. 5). Tutte indicazioni che richiamano l’essenza e la rilevanza dell’immaginazione. Si consideri, in particolare, il potere di immaginare una vita propria e migliore rispetto a quella attualmente tangibile uscendo anche dai pericoli del traffico della navigazione nel web.
Altri elementi fondanti del diritto all’immaginazione si possono ricavare dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute (1986), da alcune rubriche e da alcuni passaggi: “Le persone non possono raggiungere il loro potenziale di salute se non sono capaci di controllare quei fattori che determinano la loro salute”; “Gli inestricabili legami che esistono tra le persone e il loro ambiente costituiscono la base per un approccio socio-ecologico alla salute”; “I cambiamenti dei modelli di vita, di lavoro e del tempo libero hanno un importante impatto sulla salute. Il lavoro e il tempo libero dovrebbero essere una fonte di salute per le persone”.
L’attività immaginativa svolge una funzione catartica, terapeutica e preventiva sulla salute delle persone (e ancor di più nei confronti di bambini e ragazzi), infatti esistono varie terapie immaginative.
Già lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach (1844-1922) usava le cosiddette “macchie” (clecsografie, frutto di precedenti studi e applicazioni dello psichiatra Eugen Bleuler e del medico e scrittore Justinus Kerner) per stimolare l’immaginazione dei pazienti e accedere meglio al loro mondo interiore.
Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia (1989) si possono individuare numerosi riferimenti normativi per dare fondamento al diritto all’immaginazione.
Nel Preambolo si legge che “il fanciullo per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare, in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione”. Si potrebbe riferire ogni parola di questo capoverso all’immaginazione ma quella che offre più spunti di riflessione è l’aggettivo “armonioso”, da “armonia”. “Armonia” (termine musicale) etimologicamente deriva dalla radice “ar” che è la stessa di “arte” e “aritmetica”. Ebbene, l’armonia, l’arte e l’aritmetica sono frutto dell’immaginazione nonché fonte di felicità intesa come fecondità (in primis del pensiero).
Nell’art. 12 par 1 si parla di “assicurare al fanciullo capace di formarsi una propria opinione il diritto di esprimerla liberamente e in qualsiasi materia”.
Nell’art. 13 par. 1: “Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, a prescinderne dalle frontiere”.
Nell’art. 14 si legge: “rispettare il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”.
Nell’art. 23, relativo al fanciullo fisicamente o mentalmente disabile, nel par. 3 si parla tra l’altro di “occasioni di svago tendenti a far raggiungere al fanciullo l’integrazione sociale e lo sviluppo individuale più possibile, incluso lo sviluppo culturale e spirituale”.
Nell’art. 24, sulla salute, si stabilisce il diritto del fanciullo al godimento dei più alti livelli raggiungibili di salute fisica e mentale.
L’art. 27 par. 1 riconosce il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente atto a garantire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale.
Nell’art. 29 par. 1 lettera a: “promuovere lo sviluppo della personalità del fanciullo, dei suoi talenti, delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutto l’arco delle sue potenzialità”.
L’articolo che offre più fattori per il riconoscimento di un diritto all’immaginazione è indubbiamente l’art. 31, quello relativo al gioco: alla luce di quest’articolo l’immaginazione è definibile quale forma di riposo, di svago, di gioco (come il gioco euristico), un’attività ricreativa che fornisce altresì strumenti per partecipare liberamente e pienamente alla vita culturale ed artistica. A proposito di vita culturale ed artistica basti pensare alla Divina Commedia, frutto dell’immaginazione poetica di Dante e a tutta la cultura che ne è derivata.
Nell’art. 33 si prevede di adottare ogni appropriata misura anche di carattere educativo per proteggere i fanciulli contro l’uso illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope e per prevenire l’impiego di bambini nella produzione illegale e nel traffico di tali sostanze.
L’art. 31 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia ha ispirato l’elaborazione e l’emanazione della Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura (pubblicata a Bologna nel 2011), nel cui articolato si trovano altri elementi fondanti del diritto all’immaginazione. Nella Carta si legge che “I bambini hanno diritto a sperimentare i linguaggi artistici in quanto anch’essi saperi fondamentali; a essere parte di processi artistici che nutrano la loro intelligenza emotiva e li aiutino a sviluppare in modo armonico sensibilità e competenze; a sviluppare, attraverso il rapporto con le arti, l’intelligenza corporea, semantica e iconica” (articoli o principi 2-4). L’immaginazione contribuisce evidentemente a sperimentare linguaggi artistici, a nutrire le intelligenze emotiva, corporea, semantica e iconica e a sviluppare sensibilità e competenze. Come pure l’immaginazione scaturisce nei bambini dall’“avere un rapporto con l’arte e la cultura senza essere trattati da consumatori ma da soggetti competenti e sensibili” (dall’art. 6 della Carta).
Nella Charte du Bureau International Catholique de l’Enfance (BICE, Ong istituita a Parigi nel 1948) “Pour chaque enfant, un avenir” (Parigi 2007) si legge: “Il bambino possiede in lui importanti risorse. Esse si rivelano se egli può dialogare, essere ascoltato con affetto e rispetto, essere difeso. Il BICE favorisce questa “resilienza” che permette al bambino di ricostruirsi. Guardare allo sviluppo del bambino in tutte le dimensioni. […] Il suo benessere psicologico è anche essenziale”. L’immaginazione è certamente una risorsa, fonte di resilienza, sviluppo di tutte le dimensioni e giova al benessere psicologico del bambino. Si pensi allo scrittore danese Hans Christian Andersen (1805-1875), lo “Shakespeare dei bambini”, che sin da piccolo immaginava una vita diversa, un riscatto dalla povera situazione familiare facendo così dell’immaginazione (grazie alla fortuna di aver avuto un padre lettore vorace e fantasioso) il suo punto di resilienza. Ha trasfuso tutto ciò nell’autobiografia “La fiaba della mia vita” e anche nelle sue fiabe, in particolare ne “Il brutto anatroccolo”. È stato il primo grande scrittore a rivolgersi direttamente ai bambini con fiabe sognanti (e non moraleggianti come le altre scritte sino allora) e allo stesso tempo profonde, infondendo fiducia e ottimismo ed esempi di superamento di dolori e difficoltà anche della crescita. Lo stesso può dirsi, in Italia, di Carlo Lorenzini (1826-1890), in arte Collodi, autore di Pinocchio e altre storie di bambini birichini o monelli (agli occhi degli adulti).
Altri indici normativi si possono ricavare dall’“Agenda di Seul: obiettivi per lo sviluppo dell’educazione all’arte” (uno dei documenti chiave risultanti dalla seconda Conferenza mondiale dell’UNESCO sull’educazione artistica, svoltasi a Seul, nella Repubblica di Corea, dal 25 al 28 maggio 2010). Rilevante il punto 3.a “Avvalersi dell’educazione all’arte per potenziare la capacità creativa e innovativa della società” ove si prevedono le seguenti azioni: I. Avvalersi dell’educazione all’arte sia nelle scuole che nella comunità allo scopo di sviluppare il potenziale creativo e innovativo della popolazione; II. Stimolare attraverso l’educazione all’arte l’introduzione di pratiche innovative e creative a favore dello sviluppo organico culturale, sociale ed economico; III. Sfruttare le innovazioni nelle “nuove tecnologie” come occasione di pensiero creativo e critico”.
Nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione
(2012) si parla esplicitamente di “immaginazione” nella parte relativa alla scuola dell’infanzia (che dovrebbe essere la culla dell’immaginazione che, invece, è frenata in alcuni contesti “docentecentrici”) e successivamente si usa il verbo “immaginare” nella parte relativa alla disciplina “Tecnologia”. Altrove si parla di “fantasia”, “creatività”, “progettualità”, “ricerca”, tutte che afferiscono all’immaginazione.
Nella parte dedicata alla disciplina “Arte e immagine” è eloquente il brano: “La familiarità con immagini di qualità ed opere d’arte sensibilizza e potenzia nell’alunno le capacità creative, estetiche ed espressive, rafforza la preparazione culturale e contribuisce ad educarlo a una cittadinanza attiva e responsabile. In questo modo l’alunno si educa alla salvaguardia, e alla conservazione del patrimonio artistico e ambientale a partire dal territorio di appartenenza. La familiarità con i linguaggi artistici, di tutte le arti, che sono universali, permette di sviluppare relazioni interculturali basate sulla comunicazione, la conoscenza e il confronto tra culture diverse”. L’immaginazione è apertura al diverso, al nuovo, ad altro.
Lo stesso brano è richiamato nelle Indicazioni Nazionali e Nuovi scenari del 2018 (a cura del Comitato scientifico per le Indicazioni nazionali della scuola dell’Infanzia e del primo ciclo di istruzione) in cui si parla di “Arti per la cittadinanza” e di “competenze metacognitive”, entrambe riferibili all’immaginazione che porta sicuramente a “nuovi scenari”.
Rilevante che il verbo “immaginare” sia stato usato quattro volte nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo
Sostenibile (Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 25 settembre 2015) nel paragrafo “La nostra visione” (termine che evoca già l’immaginazione) e precisamente nell’affermazione “immaginiamo un mondo” (per due volte si parla di “mondo libero”, come libero è il mondo dell’immaginazione). Il punto più esplicativo è il seguente: “Il mondo che immaginiamo è un mondo dove vige il rispetto universale per i diritti dell’uomo e della sua dignità, per lo stato di diritto, per la giustizia, l’uguaglianza e la non-discriminazione; dove si rispettano la razza, l’etnia e la diversità culturale e dove vi sono pari opportunità per la totale realizzazione delle capacità umane e per la prosperità comune. Un mondo che investe nelle nuove generazioni e in cui ogni bambino può crescere lontano da violenza e sfruttamento. Un mondo in cui ogni donna e ogni ragazza può godere di una totale uguaglianza di genere e in cui tutte le barriere all’emancipazione (legali, sociali ed economiche) vengano abbattute. Un mondo giusto, equo, tollerante, aperto e socialmente inclusivo che soddisfi anche i bisogni dei più vulnerabili”.
Indicativo anche l’enunciato n. 51: “Bambini e giovani uomini e donne sono agenti critici del cambiamento e troveranno nei nuovi obiettivi una piattaforma per incanalare le loro infinite potenzialità per l’attivismo verso la creazione di un mondo migliore”. E l’immaginazione consente di incanalare le loro infinite potenzialità per l’attivismo verso la creazione di un mondo migliore consentendo a bambini e giovani uomini e donne di essere agenti critici del cambiamento.
Altre argomentazioni a favore del diritto all’immaginazione si rinvengono in atti non normativi come nel “Manifesto dei diritti naturali dei bambini” (19 febbraio 2003) elaborato dal compianto maestro Gianfranco Zavalloni e nel “Decalogo per proteggere i nostri bambini” (19 novembre 2018) stilato dallo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai.
Zavalloni scriveva al n. 1 sul “diritto all’ozio”: “Siamo in un momento della storia umana in cui tutto è programmato, curriculato, informatizzato. I bambini hanno praticamente la settimana programmata dalle loro famiglie o dalla scuola. Non c’è spazio per l’imprevisto. Non c’è, da parte dei bambini e delle bambine, la possibilità di qualcosa di autogestito, di giocare da soli. C’è bisogno di un tempo in cui i bambini siano soli”.
Pellai, nel suo decalogo al n. 3 sul “diritto al tempo libero”, ha scritto “un tempo cioè non già tutto occupato da attività, addestramenti, apprendimenti sempre gestiti da un adulto che dice che cosa si deve fare e che cosa si deve imparare. Ai bambini servono ampi spazi di vita “vuoti e destrutturati” da riempire con la propria creatività e da nutrire con ciò che un tempo era uno dei principali motori dell’infanzia, ovvero la fantasia”.
Si possono ricavare spunti a supporto del diritto all’immaginazione anche dalle Competenze chiave per l’apprendimento permanente (cosiddette competenze europee, Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 maggio 2018), in particolare la competenza imprenditoriale: “La Competenza imprenditoriale si riferisce alla capacità di agire sulla base di idee e opportunità e di trasformarle in valori per gli altri”. E l’immaginazione è fucina di idee e opportunità che possono trasformarsi in valori per gli altri.
Nelle Linee guida sull’infanzia e l’adolescenza (a cura dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, AICS, 2021) si parla espressamente di immaginazione: “AZIONE 2: Creare ambienti in grado di stimolare lo sviluppo di competenze di base propedeutiche per poter leggere, scrivere e fare di conto, dell’immaginazione e della creatività”.
Nel Decreto Ministeriale 22 novembre 2021 n. 334 di adozione delle Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei, nella Parte III, “La centralità dei bambini”, si legge: “I bambini manifestano un’intensa attività fantastica connessa alla rappresentazione del mondo, dei propri desideri e sentimenti: occorre dare ampio spazio all’immaginazione, al possibile, al pensiero divergente, lasciando anche il tempo per l’ozio, generatore di idee creative. Stanno costruendo una propria identità intrecciando e sperimentando rapporti col mondo interiore, fisico e sociale, perciò vanno accolti nei loro tentativi di esprimere la propria individualità, i propri desideri e bisogni, di relazionarsi con chi li circonda. Il gioco è il loro modo fondamentale di espressione, scoperta, conoscenza ed elaborazione delle esperienze, apprendimento”. Queste parole potrebbero essere un nuovo manifesto dell’immaginazione e dei servizi educativi per l’infanzia del futuro.
3. Prospettive del diritto all’immaginazione
Il fisico gesuita Paolo Beltrame scrive: “Ma il caos non è puro disordine, e gli scienziati lo sanno, lo percepiscono. Lontani dal vivere lo scoramento, essi piuttosto percepiscono la confusione come una sfida per continuare il cammino verso l’ignoto che li chiama, consapevoli che qualcosa nel cuore delle cose si ostina a sfuggire alla nostra comprensione, ma che il nodo essenziale da sciogliere è la nostra crisi d’immaginazione. Abbiamo bisogno di un nuovo impulso per dare vita a una nuova grande narrazione e insieme a una sottile «nuova fisica», con cui poter dipingere una nuova immagine del mondo a partire dalle rovine di storie vecchie e rigide, e scienze onnicomprensive, per connetterci con la realtà. Una realtà spaventosa solo a prima vista; inquietante solo per chi teme la complessità di ciò che esiste, una rete di sistemi interconnessi che rivelano fenomeni nuovi e imprevedibili. Un modo immaginifico e favoloso…” (nel saggio “Gatti e abbracci. Una fisica favolosa”, marzo 2022).
Bisogna ricordare che l’immaginazione è all’origine di varie scienze e scoperte scientifiche, dalla fisica alle invenzioni e disegni leonardiani (lo scafandro, le pinne, il paracadute, …, ossia il superamento dei limiti umani per raggiungere gli abissi e gli astri).
Il fisico Beltrame aggiunge: “È bello scoprire come il premio Nobel per la fisica 2021, l’italiano Giorgio Parisi, oltre a danzare coraggiosamente nella complessità delle formulazioni matematiche, sappia anche immergersi con ottimismo nella profondità fanciullesca di fiabe da lui stesso scritte. Queste storie per «bambini» si concludono con frasi come: «Per tutto il giorno rimasero a mangiare, giocare e a divertirsi», o : «Regalarono un bel mazzo di narcisi alla ragazza», e: «Da quel giorno in poi il re non disse mai più voglio, e fu sempre gentile con tutti». Una fisica coraggiosa, da fiaba e colma di speranza…”.
“Chiunque abbia a che fare con i bambini e abbia la voglia e la capacità di ascoltarli e osservarli senza giudizio, è consapevole di godere del privilegio di assistere alla creazione quotidiana di mondi ineffabili, dove tutto è chiaro e tuttavia fluido: una foglia non è una foglia, ma una nave che galleggia nel mare in tempesta, una nuvola non è solo un evento atmosferico, ma un elefante che corre nella savana e una montagna non è solo un’altura dal profilo articolato, ma un dinosauro che proprio in quel momento si è addormentato. […] I bambini hanno bisogno di queste isole di tempo, di spazio gratuito per crescere” (Cosetta Zanotti, autrice di testi dell’infanzia, in un webinar del 2610-2022).
Alla luce dei summenzionati riferimenti si può arguire che i bambini hanno un preciso diritto all’immaginazione e che tutti si devono sentire responsabili affinché non resti solo uno dei tanti “diritti sottili” dei bambini, affermati teoricamente ma vanificati praticamente (perché non è prevista una sanzione in caso di violazione).
Perché, parafrasando la famosa citazione “La bellezza salverà il mondo” (da Fëdor Dostoevskij), o dandole una nuova veste, si può dire che l’immaginazione salverà il mondo.
“[…] Immaginate che non ci siano proprietà
Mi domando se si possa
Nessuna necessità di cupidigia o brama
Una fratellanza di uomini
Immaginate tutta la gente
Condividere tutto il mondo
Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi Ed il mondo sarà come un’unica entità”.
Dalla canzone “Imagine” di John Lennon (1971)