Abstract: L’articolo conduce alla riscoperta della figura del padre, del suo ruolo indispensabile per la crescita e lo sviluppo dei figli affinché diventino anche adulti autonomi e responsabili
“[…] con l’eclissi della figura paterna viene meno la capacità del padre di dettare regole di vita e norme morali nella gradualità della crescita dei figli, come anche i diversi modi nei diversi tempi di un ingresso maturo e sereno dei giovani negli ambienti extrafamiliari come la scuola, gli amici, il tempo libero, la vita culturale, lo sport ecc. Sono compiti che vengono ignorati o mal vissuti da padri insicuri, che rendono a loro volta insicuri i figli, nei confronti dei quali a volte si reagisce con l’indifferenza o con un autoritarismo privo di fondamento e inefficace sul piano dialogico-educativo, oppure con forme di cameratismo fuori posto anzi nocive. Si tratta di un modo facile per scaricare gli esiti della propria fragilità sulle generazioni più giovani, alle quali spesso viene ingiustamente attribuita ogni incapacità e ogni genere di insicurezza. Appare sempre più urgente un servizio di consulenza gratuito messo a disposizione dalle istituzioni per accompagnare i genitori, specialmente sulla figura del padre, perché si riapproprino del loro ruolo educativo, con canoni e principi proposti in termini appropriati al nostro tempo, con linguaggi e forme di nuova comunicazione, per aprirsi un varco anche nell’universo virtuale nel quale i nostri figli sono immersi già dalla prima infanzia. Ma in questa situazione di assenza del padre non è consigliabile alle madri di sommare i due ruoli nella sua sola persona. In altre parole, la donna non è chiamata a supplire il partner nel suo ruolo di padre. Tutt’al più alla donna deve stare a cuore che il partner riacquisti sicurezza, e assicuri in tal modo un futuro più stabile, sia nella vita coniugale, sia in relazione ai figli” (la studiosa Ina Siviglia, novembre 2023). La figura paterna sembra essere legata a stereotipi, per cui prima si è passati dal “padre padrone” al “mammo” e ora all’eclissi del padre. Il termine “eclissi” induce a riflettere sull’immagine del sistema solare con cui può essere paragonata la famiglia, mentre il rapporto tra genitori e tra genitori e figli può essere assimilato a quello tra pianeti e satelliti: ognuno ha la propria orbita, la propria atmosfera, la propria forza di gravità, risponde a delle regole.
Significativa la formulazione dell’art. 1 della L. 405/1975 “Istituzione dei consultori familiari” in cui si legge del servizio di “assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile”, ancor più necessarie oggi. La paternità ha sempre suscitato più problemi rispetto alla maternità, per esempio in passato per il riconoscimento giuridico, oggi per il riconoscimento sociale.
Lo psicoanalista Massimo Recalcati puntualizza: “La parola che rappresenta il padre è il “no”. Il padre è il custode della legge. Il “no” rappresenta l’esistenza dell’impossibile, cioè che non tutto è possibile, che non si può fare tutto, che non tutto è dovuto. Non in maniera sadica, patibolare, ma umana e con la possibilità dell’eccezione” (nella lectio magistralis del 15 febbraio 2020 a Matera). Che sia paternità o figura paterna o ruolo paterno o codice paterno, ogni figlio e qualsiasi famiglia (con qualsiasi compagine, omogenitoriale, monogenitoriale, ricomposta…) ne hanno bisogno.
Anche nei casi di maternità surrogata o di famiglie omogenitoriali o altre configurazioni familiari, bambini e ragazzi hanno bisogno di “conoscere” e “credere” nella paternità (che sia divina o umana, spirituale o fisica, biologica o adottiva), hanno bisogno di credere in un’origine per affrontare e edificare la loro vita. A tale proposito è bene ricordare il diritto a conoscere le proprie origini riconosciuto ai figli adottivi (art. 28 L. 184/1983 novellata) e le teorie (o studi) della psicogenealogia, tra cui la cosiddetta “sindrome degli antenati”.
Non si devono “togliere” i papà ai bambini perché ne hanno bisogno, nel bene e nel male, e hanno innato il senso di paternità per elaborare, poi, una loro identità (si veda, tra i tanti film sul tema, “Papà per amore” o si legga il libro per l’infanzia “Bastoncino”). Se credono in Babbo Natale, figuriamoci nei loro papà!
La paternità adotta un codice differente e deve trasmettere queste differenze: anche così si esprime l’autorità (dal latino “auctor”) paterna di cui si ha bisogno e la cui mancanza ha portato allo smarrimento e all’esautorazione generale. Il pedagogista Cesare Scurati, nel suo elenco dei diritti dell’infanzia, annoverava “il diritto all’autorità” dopo il “diritto alle radici” e altri (in “Fra presente e futuro. Analisi e riflessioni di pedagogia”, 2001). La paternità è coronamento, completamento, consolidamento della maternità. Come si ricava dal film “post-apocalittico” “The Road” (2009): “Un padre e il suo bambino camminano su strade sconnesse, piovose e deserte, morsi dal freddo, dalla fame e dalla paura. Spingono un carrello del supermercato con viveri e indumenti essenziali, verso un’introvabile costa del Sud, dove sperano di sopravvivere ai prossimi gelidi inverni. La notte è «più buia del buio e un giorno più grigio di quello passato». Gli alberi cadono, gli uccelli hanno disimparato a volare. La mamma non c’è. Lei, bellissima, sensuale, affettuosa, talentuosa anche nella musica, era troppo sensibile al dolore e non riuscì a reggere quello spettacolo di rovine” (dalla recensione del bioeticista Paolo Marino Cattorini, aprile 2021).
Efficaci le parole della scrittrice Melania Gaia Mazzucco “[…] è stato il peggior padre che si possa immaginare. Mi ha ostacolato, intralciato, ha tentato di assassinare le mie passioni e i miei sogni […]. Eppure gli devo tutto ciò che sono, e se potessi dare la vita per la sua non esiterei un istante” (dal romanzo “L’architettrice”, 2019). Il legame non è un vincolo, è qualcosa che si sente anche se non si vede e che non si deve affinché lo si veda: così la paternità, un legame molto particolare. Paternità: entrare in rapporto, stabilire un contatto con un proprio codice di comunicazione con i figli, ancor di più se si tratta di figlie. Uno degli esempi più belli di paternità nei confronti di una figlia è stato quello di Teone di Alessandria (IV sec. d. C.), filosofo e matematico greco, che tenne come allieva e, poi, come collaboratrice sua figlia Ipazia (presumibilmente rimasta senza madre).
La difficoltà del ri-conoscimento del padre è ben descritta dallo scrittore Paolo Di Paolo: “[…] un uomo che sta per diventare padre non lo riconosci da niente: nessuno gli cede il posto, nessuno gli fa largo, nessuno suppone di doverlo proteggere o compatire, […] non è così per le donne, perché, poi, da qualche parte – visibili, stupefatte, e sole, in quella devastante metamorfosi – ci sono le madri” (nel romanzo “Lontano dagli occhi”, 2019). Paternità non è solo riconoscere il figlio ma essere conosciuto e riconosciuto come padre e diventare papà. Perché ogni parola ha la sua essenza: genitori, genitore, padre, papà. Occorre riflettere sulla differenza tra paternità, figura paterna, padre e papà (o babbo), anche per il bene dei figli.
Nel gennaio 2023 è stato avviato per la promozione della paternità (ma anche con altri obiettivi, in primis la prevenzione della violenza di genere) il progetto europeo 4E-PARENT (in Italia è organizzato dall’ISS, Istituto Superiore della Sanità), sulla scia di un precedente progetto. Le quattro “E” riepilogano i presupposti del progetto: Early, per la partecipazione da subito, Equal a indicare un approccio paritario ed equo, Engaged che richiama la partecipazione attiva e Empathetic per la valenza empatica, accudente e responsiva. Le quattro “E” dovrebbero caratterizzare la genitorialità, indipendentemente dal progetto europeo. Quell’accudimento già attribuito ad entrambi i genitori nell’art. 7 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. Il pari (che non significa uguale) accudimento che è già gestito nel mondo animale, come i casi più riportati dell’ippocampo e del pinguino.
Mentre la maternità si palesa con segni evidenti già nel corpo, la paternità è una potenzialità per cui il padre, più della madre, deve imparare a palesare, a manifestare, ad esercitare la sua genitorialità. E, per questo, in talune situazioni i padri sono più “accondiscendenti” nei confronti dei figli perché provano difficoltà simili a quelle dei figli nel loro percorso di maturazione. Un padre è capace di dare o togliere tanto: quanto dipende da lui, nel bene e nel male. Quanti grandi uomini sono diventati tali anche per reazione al padre o per azione del padre, dal poeta Giacomo Leopardi, contrastato dal padre, allo schermidore Paolo Pizzo, allenato dal padre. Non si impedisca ai padri di esercitare la paternità e i padri non siano impediti nell’esercitare la loro personale paternità.
Papà separati, disoccupati, allontanati, inadeguati, rifiutati, bistrattati... talvolta è proprio nell’assenza e nelle mancanze che si coglie il vero (o autentico) senso della paternità.
“Il nostro mondo ha bisogno di riscoprire la paternità: il prendersi cura dei figli senza trattenerli per sé, ma educandoli all’autonomia, perché possano spiccare il volo con gratitudine” (cit.). La paternità non è (solo) geneticità ma generatività di cui si ha bisogno ogni giorno nell’aridità circostante.
Uno degli aspetti più profondi della paternità: braccia che, in silenzio o invisibilmente, avvolgono e sostengono nel bisogno e nel sogno (braccia che fanno venire in mente com’è cominciata la paternità adottiva del giornalista Franco Di Mare quando “prese” la figlia adottiva tra gli orfani di guerra). Come il muratore, uno dei lavori più rappresentativi della paternità: mettere su la vita del figlio che, poi, se la gestisce autonomamente.
La paternità non è e non sia una palla al piede o un palliativo per i propri irrisolti o, in tarda età, garantirsi un erede.
Padre: non è superare il test di paternità ma essere teste di paternità. Paternità: passare dalla forza di padre all’amore di papà.
Un bimbo si strofina affettuosamente al viso barbuto del papà: una bella immagine di vita come, tenera e ispida, è la paternità, la vita.